A Salve viene festeggiato varie volte durante l’anno: la quarta domenica di maggio, il 6 dicembre e la festa d’estate tra luglio ed agosto. Si tratta di San Nicola Magno, nella cittadina di Salve. Un tour suggestivo in piena primavera alla scoperta di paesaggi e tradizioni gelosamente custodite nel cuore del Salento, fa scoprire una cittadina ricca di cultura e di storia, a cominciare dalla costruzione delle grandi porte, sorvegliate da sentinelle, per difenderi sai Saraceni.
Superando queste porte, si entra nel centro di Salve, dagli scenari splendidi, località ricca di tradizioni per quanto riguarda il folklore, le sagre, le feste popolari, i sapori e le usanze di un tempo, i prodotti tipici.
La leggenda la vede nascere nel 267 a.C. grazie al centurione romano Salvio; in realtà dagli studi recenti hanno dimostrato che la nascita di Salve si fa risalire tra il 400 ed il 500 dopo Cristo.
In ordine di bellezze naturali Salve è uno dei più meravigliosi centri di tutto il Salento. Con i suoi svariati chilometri di marina, dalle insenature dall’arco perfetto, il suo mare cristallino e paesini adagiati pigramente lungo il litorale, è senz’altro uno spettacolo da non perdere, fin dalla primavera. Sulle rive si troveranno un susseguirsi di splendide spiagge, piccole insenature e ampie baie di sabbia bianca finissima fino ad arrivare alla città. Perfettamente inserita nel contesto nel quale si trova, Salve si presenta allegra, luminosa, solare e una passeggiata qui è da non lasciarsi sfuggire.
Gli itinerari primaverili conducono alla scoperta di tradizioni e piccoli tesori, che porteranno alla scoperta di una fede perduta forse in altri luoghi d’Italia: la Novena nella Chiesa Madre, il ricordo dei miracoli di San Nicola, la Manna che in fedeli ricevono sulla fronte al termine di ogni messa.
Alla fine, per questo aspetto della religiosità popolare, Nicola è diventato il santo per eccellenza. Le testimonianze sulla manna, e le leggende di questa particolarità del culto, sono notevolmente antiche e certamente molta dell’attrattiva della sua figura è legata a questo fenomeno.
Quando nel 1087, tre navi partirono alla volta di Antiochia con cereali e grano, si diressero a Mira per cercare il sepolcro di San Nicola. Trovatolo, prelevarono i sacri resti. Un’ampolla che conteneva della manna, il liquido che si formava nel sepolcro del santo, cadde per terra senza subire alcun danno. Questo fatto venne interpretato come un segno di approvazione del Santo verso ciò che i presenti facevano. Le reliquie di San Nicola furono traslate a Bari e la città è da allora meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli.
Al di là della suggestiva processione che si svolge per le vie di Salve in maggio, la manna (detta “myron”), merita senza dubbio una riflessione: il liquido variamente designato, ma che in realtà è acqua pura, si forma nel sepolcro di S. Nicola, nonostante che questo sia sempre chiuso tra impermeabili blocchi di cemento.
Già nelle prime testimonianze di culto di San Nicola si parla delle sue virtù miracolose. Il termine “manna”, è fuorviante, perchè non si tratta del cibo piovuto dal cielo per salvare dalla fame gli Israeliti o di una sostanza oleosa: la manna di San Nicola è acqua pura. Si racconta che subito dopo la sua morte, avesse preso a scaturire e che sino al XIII secolo, si pensò che trasudasse dal marmo, mentre in seguito prevalgono testi a favore delle ossa. Il primo a parlarne esplicitamente è il primo biografo del Santo di cui ci sia pervenuto il testo, cioè Michele Archimandrita nel 725; quanto all’occidente, c’è da dire che nelle testimonianze anteriori al X secolo non c’è traccia del fenomeno della manna: alcuni codici ne parlano, ma si tratta sempre di aggiunte posteriori.
A Salve si pensa che l’olio di San Nicola sia in grado di allontanare ogni malattia; tutte le religioni attraversano il tema della malattia ed elaborano valori, immagini, rituali di guarigione che costituiscono un patrimonio condiviso delle società e una risorsa individuale di fronte al dolore. Ma per San Nicola a Salve è diverso: San Nicola sovrintende al benessere della persona per antonomasia, e guarisce.
Su questo sfondo di devozione non sorprende che a Salve, il fatto che nelle narrazioni su San Nicola un posto particolare sia riservato proprio alla manna: si narra che nella chiesa di S. Nicola a Mira, l’ampolla della manna caduta a terra non si ruppe; si narra anche che aperta la tomba si videro le ossa del Santo immerse in quel santo liquido; si narra di un lebbroso guarito con l’unzione della manna.
La relazione antichissima tra religione e medicina, a Salve sembra rinviare ad un sapere delle origini in cui salute corporale e spirituale non erano concepiti come separati: con il XVII secolo si moltiplicano le testimonianze relative alla produzione delle ampolline della manna, per i pellegrini.
Il fenomeno della manna, dai Salvesi difficilmente può essere risolto in termini scientifici: nel mondo attuale, il giorno della festa di San Nicola a Salve convivono fianco a fianco il progresso scientifico, le credenze esoteriche e i fenomeni paranormali. Il fenomeno della manna, dopo varie prove scientifiche, sicuramente presenta aspetti di eccezionalità e straordinarietà, ed è destinato ad essere vissuto diversamente dai singoli fedeli.